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Politica - Economia - Costume



 

COME FUNZIONA LA GLOBALIZZAZIONE?

Spesse volte siano tentati ad esprimere giudizi basandoci su semplici diehiarazioni, siccome questo lascia insoddisfatti, allora vediamo di spiegare sul piano concreto come funziona la globalizzazione.

DEFINIZIONE
Processo che mira a realizzare a livello mondiale un unico mercato, con libera circolazione di capitali ed investimenti ed entro certi limiti anche di uomini.
Questa definizione che possiamo accettare sul piano teorico e che si dice ispirata al NEOLIBERISMO in realtà come dimostreremo più avanti è invece un regime INTERVENTISTA cioè, diretto da ben individuati centri di potere.

I SOGGETTI
I soggetti. sono le istituzioni di Bretton Woods che ricoprono un ruolo chiave nel processo di ristrutturazione dell'economia mondiale e cioè: Il Fondo Monetario Internazionale (FMI), la Banca Mondiale (BN) e l'Organizzazione mondiale del Commercio (WTO), che costituiscono Ia potente burocrazia. A questo dobbiamo aggiungere le Istituzioni Finanziarie Internazionali (IFI), che forniscono i prestiti, le Agenzie Internazionali (Moody's, Standard and Poor, Goldman and Sachs, ecc..) che fanno le valutazioni sulle affidabilità dei singoli paesi. Infine, le numerose imprese multinazionali che operano sul grande mercato. Il FMI la BM nominalmente sono istituzioni intergovernative, in realtà agiscono negli interessi Celle grandi imprese multinazionali e delle Istituzioni Finanziarie (IFI).

LINEE STRATEGICHE
Ricerca del profitto delle grandi imprese attraverso l'ampliamento dei mercati: il tutto avviene con l'indebolimento delle istituzioni statali e le ristrutturazione delle economie dei paesi in via di sviluppo.

CARATTERISTICHE DELL'ECONOMIA
L'ampliamento dei mercati avviene attraverso lo sviluppo economico basato sul basso costo del lavoro che - a partire dai paesi poveri si estende poco per volta anche ai paesi ricchi. La chiave per 1' ampliamento dei mercati è il meccanismo dei prestiti che vengono forniti ai paesi poveri i quali sono costretti ad accettare - per averli - le ristrutturazioni economiche che li rendono di fatto dipendenti dagli organismi economico-finanziari internazionali. si crea un meccanismo di recupero crediti per cui le istituzioni statali sono soffocate. La riduzione della spesa ed i bassi salari finiscono per limitare l'espansione dei consumi con conseguente impoverimento di milioni di persone. La crisi della globalizzazione non è solo concentrata, come nel 1929, nei paesi industrializzati. ma è estesa a tutti i paesi, perché ormai le economie sono interdipendenti. L'ampliamento dei mercati e la relativa ristrutturazione economica ha riguardato estese aree dell'Africa del Sud Est asiatico, degli ex paesi comunisti, dell'America latina, praticamente tutto il Terzo Mondo con risultati fallimentari per quelle popolazioni.

GLOBALIZZAZIONE DELLA POVERTA'
Vediamo qui di seguito di spiegare i meccanismi di intervento nei paesi in via di sviluppo. Molti paesi in via di sviluppo hanno spesso grandi ricchezze non ben utilizzate e lo scarso sviluppo abbisogna di finanziamenti per poter recuperare posizioni nel campo economico. Da questa situazione si crea una condizione di indebitamento che non sempre porta ad un impulso nello sviluppo perché molti di questi governi operano in maniera tutt'altro che oculata. Se è effettivamente facile ottenere iniziali finanziamenti di modeste dimensioni, le fasi successive fanno scattare dei meccanismi di condizionamento predisposti dalla burocrazia internazionale. che sono piuttosto severi. Le procedure dettate dal FMI e dalla BM si articolano. in due fasi che hanno lo scopo di permettere il recupero del prestito.

FASE I - LA STABILIZZAZIONE ECONOMICA (a breve)
In questa fase il FMI rileva di solito che la moneta del paese è sopravvalutata per cui si ha la svalutazione del corso del cambio con la conseguente impennata dei prezzi. Poiché questo farebbe crescere le rivendicazioni salariali è prevista l'abolizione, di eventuale scala mobile (deindicizzazione dei salari). La svalutazione favorisce le esportazioni. ma di solito avvantaggia solo le grandi piantagioni. I prezzi sono riferiti in dollari con la conseguenza che questi assumono il valore del mercato internazionale, mentre gli stipendi sono espressi in moneta nazionale svalutata. L'ulteriore imposizione riguarda il controllo di bilancio. Questi paesi devono ridurre il deficit di bilancio prima al 5% del Prodotto Interno Lordo (PIL) poi al 3,5% ed infine all'l.5%. Cioè si aumentano le Imposte e si riducono i programmi di investimento e sociali.
Istruzione, sanità sono particolarmente penalizzati. Analfabetismo e ritorno di antiche malattie contagiose affliggono molti di questi paesi. Il FMI impone che la Banca Centrale del paese non possa fornire alcun credito allo Stato5 così da renderlo totalmente dipendente dai finanziamenti esteri o dalle nuove imposizioni fiscali. Ad aggravare i problemi di questi paesi è il rialzo dei prodotti petroliferi che rendono eccessivi i prezzi dei trasporti delle merci all'interno dello stesso paese. per cui si favoriscono le importazioni di prodotti europei ed americani. A questo punto si arriva alla 2 fase.

FASE Il - LA RIFORMA STRUTTURALE
Se la stabilizzazione è condizione del prefinanziamento dal FMI, la rinegoziazione del debito estero impone la riforma strutturale dell'economia del paese debitore. Questa fase prevede sei punti: liberalizzazione degli scambi - deregolamentazione del sistema bancario - privatizzazioni - riforma fiscale - privatizzazione delle aree coltivabili - governo democratico.
La liberalizzazione fa cadere le barriere tariffarie con la conseguenza del crollo dell'industria locale. In questi paesi i bassi salari fanno affluire industrie europee ed americane che producono non per il consumo interno ma per l'esportazione. Il trattamento agevolato per queste imprese estere fa ridurre le entrate fiscali.
Le privatizzazioni permettono al capitale straniero di appropriarsi delle imprese. mentre per il paese debitore non procurano vantaggio in quanto di solito i proventi servono solo a pagare gli interessi del debito.
LA Riforma fiscale agevola le imprese straniere, mentre con l'introduzione dell'Iva le produzioni interne sono penalizzate. La privatizzazione delle terre favorisce le grandi concentrazioni di terre coltivabili in mani straniere mentre i proventi servono per pagare i debiti ed i piccoli proprietari finiscono per diventare dipendenti stagionali senza terra.
La deregolamentazione del sistema bancario permette il libero movimento dei capitali così le imprese straniere possono far rimpatriare i loro profitti, la liberalizzazione permette anche il riciclaggio di denaro sporco e la creazione di fondi neri per i governanti corrotti.

IL GOVERNO DEMOCRATICO
L'imposizione delle istituzioni parlamentari "fantoccio" non realizzano una vera democrazia perché le riforme imposte lo impediscono. Questi governi sono legati mani e piedi alle condizioni imposte dal FMI e BM

CONCLUSIONI
La Globalizzazione comporta la ridefinizione dei ruoli delle economie dei paesi in via di sviluppo dove si produce solo per l'esportazione utilizzando mano d'opera a basso costo. Comporta anche il DISFACIMENTO delle strutture produttive nazionali dei paesi poveri,cioè scomparsa dell'industria volta al mercato interno.
L'impoverimento porta alla contrazione dei consumi, alla stagnazione. alla disoccupazione ed all'incremento del debito. Il debito estero dei paesi in via di sviluppo è passato da 62 miliardi di dollari del 1970 a 481 nel 1980 e nel 1996 supera i 2.000. realizza un incremento della disoccupeìione mondiale che diventa la leva di comando del capitalismo per regolare al ribasso il costo del lavoro.
Nei paesi poveri mentre ristagnano i consumi necessari. aumentano i consumi voluttuari destinati alla classi elevate. Le grandi imprese dei paesi ricchi possono importare prodotti a basso costo dai paesi poveri che lottano tra loro per la concorrenza, mentre nello stesso tempo le loro industrie debbono pagare a caro prezzo brevetti e tecnologie.
La crescita del PIL dei paesi ricchi è in gran parte dovuta all'importazione a basso costo dei prodotti dal Terzo Mondo che vengono rivenduti con un alto valore aggiunto.

QUALE SOLUZIONE?
Senza che vi sia una presa di coscienza di numerosi cittadini di molti paesi è impossibile che cambi qualcosa. Continueremo a credere che tutto ciò che accade è inevitabile, anzi è la sola soluzione possibile. Senza una lotta sociale tenace non è possibile che il meccanismo si riformi. Occorre modificare il meccanismo dei prestiti, autentici capestri per le economie povere, ridare alle banche centrali dei vari paesi la possibilità di creare denaro. Impedire che si creino situazioni monopolistiche sia nella concessione dei prestiti che nel movimento delle merci. E' necessario che si favorisca un vero sviluppo dei paesi del Terzo Mondo altrimenti una crisi ancora più grave di quella del 1929 coinvolgerà anche i paesi sviluppati. In una parola occorre ritornare al controllo politico dell'economia attraverso il riconoscimento delle funzioni primarie dei singoli stati che soli possono con alcuni correttivi favorire lo sviluppo economico e la tutela sociale dei propri cittadini.
Il problema, come si vede, non è il condono dei debiti esteri dei paesi poveri ma l'abolizione del meccanismo che li moltiplica. La globalizzazione deve basarsi sullo sviluppo equilibrato di tutte le economie e sulla equa distribuzione delle risorse e non come avviene adesso, sulla concentrazione delle ricchezze in poche mani e sulla povertà del resto dell'umanità.


 
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